Madri , Jane, il Femminile ancestrale
Ho cominciato dal 2000 una ricerca su come conciliare una tecnica "disinvolta" a temi classici, come il nudo.Sono nati così molti lavori caratterizzati dalla stilizzazione del nudo femminile
La parola Jana è comune in tutto il Mediterraneo; è la dea Jaune nei paesi Baschi, l'etrusca Uni, le romane Juno e Diana, la cretese Iune, la Ioni asiatica.
In molte domus de Janas del V e IV millennio a.C., ma anche altrove, sono statetrovate in grandi quantità statuine di divinità femminili in argilla, alabastro, calcarenite, caolinite, marmo, osso o arenaria quarzosa. Le più antiche sono quelle tondeggianti della cultura di Bonu Ighinu (Mara), di Su Cungiau de Marcu(Decimoputzu), Cuccurru S'Arriu (Cabras), Su Anzu (Narbolia) e Polu (Meana Sardo). La statuetta stetopigia di S'Adde (Macomer) è simile agli idoli ritrovati in Anatolia e nel nord Europa. Nella cultura di Ozieri del IV millennio a.C. le figurediventano piatte e stilizzate in forma di T, con la parte inferiore a cono.
Tra le dee soprannominate "cicladiche" per la loro impressionante somiglianza con altre rinvenute nelle isole Cicladi, spicca la grande immagine della "Signora Bianca" di Turrigu, Senorbì.
Suggestiva e poetica è la semplicità delle dee "a traforo", ricavate da sottili lastrine marmoree.
Moltissime le dee con le braccia aperte a croce, fino alla minuscola dea-uccello di mezzo centimetro recuperata a Ploaghe, esposta nel Museo Sanna di Sassari dietro ad una grossa lente di ingrandimento. Le affinità con analoghi reperti in altri luoghidistanti migliaia di chilometri dimostrano che la cultura matriarcale era basata su un linguaggio omogeneo diffuso in tuttoil mondo, come ha affermato l'archeologa Marija Gimbutas (1).
(1) Cfr. Marija Gimbutas, "The Language of the Goddess", 1989; in italiano "Il linguaggio della dea - Mito e culto della
Dea Madre nell'Europa neolitica", Longanesi, Milano 1990